Caos è disordine. E il disordine è tutto ciò che rimane tagliato fuori dalla norma. Le identità LGBTQIA+ portano caos all’interno della società perché rompono quello che si è dato per scontato, che è sempre stato imposto come modello unico. È un caos colorato, provocatorio, irriverente e orgoglioso: è il Pride, ed è la voce urlante delle persone a cui è stato chiesto di rimanere in silenzio a tavola o al banco di scuola, composte e ordinate, senza poter esprimere in maniera libera la propria soggettività.
Il preoccupante scenario attuale ci pone di fronte ad una realtà ormai fin troppo tangibile di visioni reazionarie, retrograde e opprimenti, che si traducono immancabilmente in azioni politiche che danneggiano ogni minoranza, chiunque non incarni un modello di potere basato in prima istanza sulla prevaricazione, l’odio e la violenza.
Ogni persona che non incarni quel modello, l’unico accettabile, di potere economico bianco, occidentale, del patriarcato machista, eteronormato, cisgenere, abilista ed elitista, si ritrova a dover fronteggiare e percepire continuamente su di sé gli attacchi violenti di una classe politica, che ha nutrito ogni tessuto e se stessa per decenni a pane, odio e paura, che rigurgita tutto su di sé, su ogni frangente del vivere, su tutto e su tutt*, quel brodo di inconcepibili violenze e discriminazioni.
A oltre 50 anni dall’inizio dei Moti di Stonewall, la società civile comincia a destarsi. Comincia, perché non siamo molto distanti dalle aberrazioni che, dopo aver svilito e avvilito una intera comunità, hanno fatto sì, con rabbia e orgoglio, che l’affronto al privilegio fosse innescato, con quella bottiglia lanciata contro chi impersonava l’autorità e il potere oppressivo.
Nella nostra lotta per l’affermazione della realtà, abbiamo bisogno di un’esplosione di autodeterminazione che avrà modo di concretizzarsi nella marcia attraverso le vie della nostra città, della nostra regione, in quel caleidoscopio di colori che sarà l’espressione di tutti i nostri corpi, delle nostre differenze, delle nostre libere scelte, del nostro orgoglio!
Percorreremo le strade che ci appartengono inneggiando e invitando al Caos, lo faremo per le persone lesbiche, gay, bisessuali, trans*, intersex, pansessuali, asessuali, queer, donne, disoccupate, sex workers, disabili, migranti, sieropositive, sierocoinvolte, sfruttate, censurate, violate, per chi rischiando la morte fugge dal proprio paese di origine, per chi abortisce, per chi non ha una casa, per chi non è conforme ai canoni estetici imposti dalla società.
Caos per una comunicazione libera dai linguaggi che perpetrano diseguaglianze, per una rivoluzione che non può che essere intersezionale, per una cultura che sia inequivocabilmente contro la sessuofobia, contro il sessismo e il machismo, contro il classismo, contro la xenofobia e l’omo-lesbo-bi-transfobia, contro il patriarcato, contro lo stigma nei confronti delle persone sieropositive e siero coinvolte, contro l’abilismo, contro il pensiero unico vincolante del fanatismo religioso, contro l’istituzionalizzazione delle discriminazioni volute dalla massima espressione tossica del privilegio: l’unico modello valoroso e valevole basato sui canoni del maschio, bianco, occidentale, eterosessuale, cisgender, abile, borghese e cristiano.
Caos per rivendicare la parità salariale, l’accesso al welfare e al lavoro, alla sanità senza obiezioni, alla salute psicofisica, per tutte le persone. Per le identità trans* e non binarie, per le persone di qualsiasi identità ed espressione, di qualsiasi orientamento sessuale e affettivo, di qualsiasi etnia e cultura.
Caos per rivendicare il riconoscimento di tutte le formazioni famigliari, di qualsiasi coppia o singol* e per ogni tipo di relazione, comprese le non monopartneriali, per l’accesso alla genitorialità completa, all’adozione, alle pratiche di procreazione medicalmente assistita e gestazione per altr*, per le coppie gay e lesbiche, le/i singol*, per il riconoscimento alla nascita dei figli e delle figlie delle coppie omogenitoriali da parte di entrambi i genitori, sia per quell* già nat* che per quell* che nasceranno, per essere promotor* di una riflessione scevra da pregiudizi e tabù su di esse e sull’accesso alla genitorialità in tutte le sue forme.
Caos per dar voce a quella coscienza civile e sociale che ci porta a reclamare una regione, una nazione e una società libere, laiche, consapevoli e rispettose di ogni narrazione e soggettività esistente.
Le idee dominanti di un’epoca sono sempre state soltanto le idee della classe dominante.
Umbria Pride è Caos.